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Sempre difficile accettare gli anni che passano, per noi donne. Non parliamo poi del 50esimo compleanno: è una data che ti mette tristezza, specie se come me sentivi di non aver ancora espresso il tuo potenziale al cento per cento.
“Ma la mamma ora è vecchia?” mi diceva Riccardo, mio figlio piccolo.
“Ma no,” rispondeva Lorenzo “i cinquanta sono i nuovi quaranta, oggi!”
Al di là di tutto, l’anno scorso compivo 50 anni.
Volevo festeggiare davvero, non con la solita festicciola fatta di candeline spente e piattini di plastica con i rimasugli delle pizzette e della torta.
Decisi che avrei organizzato un viaggio per la mia famiglia: io, i bambini e i miei genitori, Enzo e Barbara. E dove potevamo andare, se non in Inghilterra? Ma non in una città qualunque.
“Mamma, papà, ho pensato che chissà quando ci ricapiterà di fare un viaggio insieme. Quindi ho deciso che ce ne andiamo tutti nel Cotswolds, nella piena e rigogliosa campagna inglese, per i giorni del mio compleanno!”
Organizzai il viaggio alla perfezione: noi partivamo da Bari, cambio a Roma per poi atterrare in tarda serata a Londra. Lorenzo sarebbe arrivato da Bologna, dove stava lavorando in quel periodo. Mi ricordo che facemmo un caos assurdo, perché, aveva la carta d’identità danneggiata e distrutta e gliela rifecero in tempo record al Comune di Bologna in Piazza Maggiore.
“Non so se posso venire, sto lavorando assai e non mi daranno mai un permesso!”
“Non fare il cesso e vieni!”
Il lavoro è indispensabile per vivere, certo. Ma credo anche ci siano dei momenti, delle cose dove il lavoro deve passare in secondo piano. Specialmente se sei uno stagista non retribuito, come lo era Lorenzo.
Il Cotswolds è una zona bellissima della campagna inglese, a nemmeno due ore di macchina da Londra.
Sono colline verdi, boschi immensi, case di pietra coi tetti di paglia, piccoli pub con i camini sempre accesi dove bere una birra e mangiare degli ottimi piatti della tradizione campagnola inglese. Il Cotswolds è aria pulita, stradine strette a doppio senso e percorsi naturali. Il Cotswolds sono i piccoli paesi come Stow-On-The-Wold, dove la comunità si riunisce intorno alla chiesa del centro storico la domenica mattina. Il Cotswolds sono gli sterminati campi incolti e il cielo che quando è azzurro è davvero profondo.
Affittai una casa meravigliosa nella strada principale di Stow-On-The-Wold, con poltrone di pelle e un focolare al centro del salotto. C’erano stanze e bagni privati, era davvero bellissima. Nephente, si chiamava il cottage. C’era un piccolo cinghiale di pietra all’ingresso, c’era il camino. La sera, dopo le escursioni lunghe nel freddo piacevole del countryside, ci mettevamo tutti in salotto a bere thè, a fissare le fiammelle del camino e a leggere libri.
Arrivammo che era tardissimo, forse le 22 passate. Ci fiondammo al pub The Bell dopo aver lasciato i bagagli, per la prima cena. Il pub era meravigliosamente british: legnoso, mille spillatori di birre, Lorenzo che subito si bevve una Ale (birra ad alta fermentazione) come aperitivo pre-cena. Il biliardo, la moquette, travi a vista, odore di vita semplice. Il pub.
Mangiammo da Dio. Chi dice che in Inghilterra si mangia male non ha mai bazzicato questi posti, dove la carne proviene da piccoli allevamenti e dove la verdura te la coltivano sotto casa, non in serre.
Che bei ricordi, quei giorni. Era tutto uno stupirci, un rimanere a bocca aperta. Girammo tutte le zone più belle: Sloughter, Bourton On The Water, Ebrington. Avevamo noleggiato un pulmino sette posti. Ovviamente guidavo io, e devo dire che per la guida a destra sono sempre stata tagliata.
La felicità era totale. Stavo con i miei genitori ed i miei figli nella mia nazione preferita. Cosa potevo chiedere di più? Giravamo per i posti incantanti, così puliti e belli che sembravano finti. Mangiavamo ogni giorno in un ristorante diverso, assaporando ricette di cui avrei fatto tesoro e che avrei ripreso nei miei lavori.
“Penso che se non fossi venuto me ne sarei pentito per sempre” mi disse Lorenzo mentre visitavamo la torre di un antico castello.
“E certo che sei proprio un cornuto! Te l’avevo anche detto!”
Il giorno del mio compleanno riservai una sala da the super posh nella struttura Lords Of The Manor, una maestosa villa in stile vittoriano-nobiliare. Volevo festeggiare a dovere questa fatidica tappa delle cinquanta candele.
Mi vennero a trovare anche le mie più care amiche italo-londinesi, Alessandra ed Elena. Non ci vediamo da un anno, ma che bello avere quei ricordi di cui sorridere e da cui attingere belle sensazioni. Presero il treno da Londra, io e Lorenzo le andammo a prendere in una stazione vicina al Lord Of The Manor. Con Elena e Alessandra passammo davvero tante belle serate quando vivevo a Londra nel 2008, era quindi doveroso rinsaldare l’amicizia reciproca a dodici anni di distanza.
La festa si svolse in pieno stile british: tea party delle cinque di pomeriggio. Ad accompagnare una varietà sterminata di tè c’erano dolci, sandwich salati, i famigerati scones con la marmellata, tortine. Il tutto servito da un egregio cameriere in livrea e guanti bianchi.
“Beh, saremo anche in un posto dove vige l’etichetta british, ma dobbiamo cantare tanti auguri a Valentina, eccheccazzo!” disse Elena, la mia amica milanese ormai trapiantata a Fulham.
E così facemmo.
Ero felice, felice davvero.
Nonostante non stessi navigando nell’oro, in quel periodo, decisi lo stesso di regalare questo viaggio alla mia famiglia. Perché i soldi non servono a niente se non te li puoi godere in questo modo. La vita è dura, ma a volte serve fregarsene.
Perché alla fine cosa ci resta, se non il viaggiare e conoscere nuovi luoghi, innamorarci di un tramonto, respirare un’aria diversa?
Soprattutto: cosa ci resta al di là degli affetti più cari, degli amici, della famiglia?
Il viaggio nel Cotswolds con i miei genitori e i miei figli è servito a ricordarmi ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che dobbiamo curare e dedicare tempo a noi, alle nostre radici, ai rapporti veri.